Equitalia chiede 500mila a un imprenditore: questi impugna la cartella esattoriale e vince, chiedendo un risarcimento di un milione di euro
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Un imprenditore veneziano riceve una cartella da 500mila euro. Fa ricorso e vince. L'Agenzia delle Entrate dovrà pagare le spese processuali.
L'imprenditore:«Si dovrebbero esaminare anche gli accertamenti degli imprenditori che si sono tolti la vita»
I funzionari dell’Agenzia delle Entrate gli avevano contestato un reddito di 500mila euro superiore a quanto dichiarato, in base a una proiezione fatta sulle materie prime acquistate, secondo la presunzione di guadagno dell’azienda.
Mauro Furlan, un imprenditore veneziano, ha deciso di impugnare la cartella esattoriale, ma per andare avanti nel ricorso è stato costretto a versare un terzo dei 500mila euro. «Se io non fossi stato in grado di versare quella somma – dice l’imprenditore – avrei fatto la fine di tanti miei colleghi: casa e conto corrente pignorato».
«La ricostruzione dell’Agenzia delle entrate – spiega l’avvocato di Furlan, Federico Veneri – determinava una serie di risultati economici delle presunte vendite che in realtà erano impossibili da raggiungere. La nostra difficoltà, però, è stata proprio quella di dovere dimostrare che quanto affermato dall’ufficio accertatore dell’Agenzia delle entrate non corrispondeva alla realtà; ma ci siamo riusciti, con una nuova strategia difensiva che ha prodotto, dunque, i seguenti effetti: mettere in luce pienamente gli errori, renderli opponibili all’Ente e responsabilizzare gli accertatori».
Il tribunale civile di Padova prima e poi quello tributario regionale hanno dato ragione all’imprenditore: il risultato è stato che la cartella esattoriale è stata annullata, che l’Agenzia delle entrate è stata condannata al pagamento delle spese processuali e che l’imprenditore ha chiesto un milione di euro di risarcimento danni.
«In più – dice Furlan – ho anche chiesto in via cautelativa il pignoramento del quinto dello stipendio dei tre accertatori perché così possano ricordarsi della mia vicenda ogni volta che percepiscono lo stipendio. Penso che si dovrebbero esaminare anche gli accertamenti degli imprenditori che si sono tolti la vita. Se si dovessero riscontrare delle irregolarità in quelle cartelle, chi si assumerà la responsabilità per gli imprenditori che sono morti?».
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Un imprenditore veneziano riceve una cartella da 500mila euro. Fa ricorso e vince. L'Agenzia delle Entrate dovrà pagare le spese processuali.
L'imprenditore:«Si dovrebbero esaminare anche gli accertamenti degli imprenditori che si sono tolti la vita»
I funzionari dell’Agenzia delle Entrate gli avevano contestato un reddito di 500mila euro superiore a quanto dichiarato, in base a una proiezione fatta sulle materie prime acquistate, secondo la presunzione di guadagno dell’azienda.
Mauro Furlan, un imprenditore veneziano, ha deciso di impugnare la cartella esattoriale, ma per andare avanti nel ricorso è stato costretto a versare un terzo dei 500mila euro. «Se io non fossi stato in grado di versare quella somma – dice l’imprenditore – avrei fatto la fine di tanti miei colleghi: casa e conto corrente pignorato».
«La ricostruzione dell’Agenzia delle entrate – spiega l’avvocato di Furlan, Federico Veneri – determinava una serie di risultati economici delle presunte vendite che in realtà erano impossibili da raggiungere. La nostra difficoltà, però, è stata proprio quella di dovere dimostrare che quanto affermato dall’ufficio accertatore dell’Agenzia delle entrate non corrispondeva alla realtà; ma ci siamo riusciti, con una nuova strategia difensiva che ha prodotto, dunque, i seguenti effetti: mettere in luce pienamente gli errori, renderli opponibili all’Ente e responsabilizzare gli accertatori».
Il tribunale civile di Padova prima e poi quello tributario regionale hanno dato ragione all’imprenditore: il risultato è stato che la cartella esattoriale è stata annullata, che l’Agenzia delle entrate è stata condannata al pagamento delle spese processuali e che l’imprenditore ha chiesto un milione di euro di risarcimento danni.
«In più – dice Furlan – ho anche chiesto in via cautelativa il pignoramento del quinto dello stipendio dei tre accertatori perché così possano ricordarsi della mia vicenda ogni volta che percepiscono lo stipendio. Penso che si dovrebbero esaminare anche gli accertamenti degli imprenditori che si sono tolti la vita. Se si dovessero riscontrare delle irregolarità in quelle cartelle, chi si assumerà la responsabilità per gli imprenditori che sono morti?».
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